Impianto transcatetere della protesi valvolare aortica: il paradosso della obesità
Uno studio compiuto da ricercatori del Centre Hospitalier Universitaire Henri Mondor di Creteil in Francia ha evidenziato che i pazienti anziani in sovrappeso e obesi, sottoposti a impianto transcatetere della protesi valvolare aortica ( TAVI ) hanno presentato una maggiore sopravvivenza, rispetto ai loro coetanei più magri.
Dopo aggiustamento per altri fattori, il sovrappeso è risultato associato a un rischio inferiore del 26% di morire entro 1 anno dalla procedura, rispetto ai pazienti normopeso ( P=0.050 ).
E l'obesità era associata a un rischio inferiore del 29% ( p=0.029 ).
Le principali complicanze vascolari sono risultate significativamente associate con la condizione di sottopeso, con un odds ratio ( OR ) di 2.33 contro il peso normale ( p=0.016 ).
Lo studio non era randomizzato.
La sottoanalisi del Registro FRANCE 2 ( French Aortic National CoreValve and Edwards 2 ) ha riguardato 3.072 pazienti ( età media: 82 anni ), sottoposti alla procedura TAVI nel periodo 2010-2011.
Dei pazienti, il 3% era sottopeso, con un indice di massa corporea ( BMI ) inferiore a 18.5 kg/m2, il 44% normopeso tra 18.5 e 25 kg/m2, il 34% era in sovrappeso tra 25 e 30 kg/m2, e il 19% erano obeso ( maggiore di 30 kg/m2 ).
L'unica differenza tra i gruppi suddivisi per peso corporeo era nelle principali complicanze vascolari, che si sono verificate nel 11.6% dei pazienti sottopeso, il 4.4% dei pazienti di peso normale, il 4.8% dei pazienti in sovrappeso, e il 5.4% degli obesi ( P=0.018 ).
I pazienti sottopeso avevano anche una maggiore incidenza di sanguinamenti maggiori e minaccianti la vita; tuttavia la significatività è stata persa dopo aggiustamento per altri potenziali fattori di confondimento.
I tassi di sopravvivenza cumulativa a 30 giorni sono stati: 83.2% per i pazienti sottopeso, 88.9% per le donne normopeso, 91.6% per il sovrappeso, e 93.0% per i pazienti obesi ( P=0.003 ).
La sopravvivenza cumulativa a 1 anno è stata pari, rispettivamente, a 67.9%, 73.6%, 77.4%, e 80.3% ( P=0.006 ). ( Xagena2013 )
Fonte: American Journal of Cardiology, 2013
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